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Giochi di carte: perché c’è chi li considera un vero sport

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20/10/2021

Giochi di carte: perché c’è chi li considera un vero sport

 

Un dibattito che è in auge da tanti anni e che non accenna a placarsi. Considerare oppure no i giochi di carte come vero e proprio sport è qualcosa che sembra per molti assolutamente normale. Il successo che hanno avuto questi giochi, specie negli ultimi tempi, è così impressionante che ha nuovamente portato all’attenzione dei più il discorso. Ma vediamo nel dettaglio.

Cos’è uno sport?

Partiamo da questo concetto: che cos’è uno sport? La definizione che viene data dal vocabolario italiano è ben chiara e recita: per sport “si intende un’attività che impegna il fisico, sia sul piano agonistico che sul piano individuale e/o collettivo; ma anche le capacità psico fisiche, ai fini ricreativi o professionistici”. Per “sport”, quindi, si intende non altro che un’attività che comporti sì lo sforzo fisico, ma anche quello mentale, richiedendo abilità individuali o di squadra. Ecco allora che, appare evidente, come i giochi di carte debbano essere considerati come tali uno sport vero e proprio.

Si sbaglia a pensare che per forza di cose lo sport debba essere associato ad un’attività fisica che porti a stancarsi e a “sudare”. Ormai è ben consolidata l’idea di “sport della mente”, ovvero di giochi molto impegnativi che richiedono uno sforzo intellettivi significativo: in linea di massima si parla di giochi come il poker, il bridge e tutti i giochi che richiedano questo tipo di sforzo. Gli scacchi, ad esempio, sono un altro esempio lampante.

Cosa cambia col digitale

Probabilmente, il boom del digitale ha mutato la concezione di sport della mente. Oggi come oggi, infatti, è possibile giocare a tutti i più famosi giochi italiani e non: dal Cirulla online, passando per la scopa e il poker. D’altronde, il digitale ha assunto un ruolo essenziale nella nostra società e nella concezione di attività agonistica: basti guardare al fatto che ormai sono diventati degli sport riconosciuti i famosi “e-sports”, ovvero gli sport interattivi che prima venivano chiamati esclusivamente videogames. La società è cambiata, si è evoluta, ed oggi considerare come veri e propri sport attività di questo tipo è ormai del tutto normale.

Questi richiedono sforzo mentale, concentrazione, tattica e una conoscenza delle regole completa. Basta dare uno sguardo ai tornei di poker professionali, molti dei quali al giorno d’oggi si svolgono anche online, per comprendere quanto le sessioni di gioco provino i giocatori e la loro mente. Alcune possono arrivare a durare persino dieci, undici ore! Oltretutto, bisognerebbe guardare anche in palio cosa ci sia: parliamo in linea di massima di montepremi estremamente ricchi. Stare seduti ore ed ore è estremamente provante e mina la lucidità e la concentrazione.

Altri esempi

La cosa strana è che altri sport, come le freccette per esempio, siano estremamente simili per quanto concerne lo sforzo fisico, ma vengano riconosciuti in maniera molto più diffusa per la loro natura. E la lotta delle associazioni è già cominciata: lo scorso anno, per esempio, è stata richiesta l’inclusione di discipline come scacchi e bridge tra quelle olimpiche, in ottica Giochi Olimpici di Tokyo. Una richiesta rifiutata ma che rappresenta l’inizio di una nuova era.

 

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